Basta con il Glera che diventa Prosecco, Zaia gela i viticoltori

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MARENO. Piantare Glera per poi trasformarlo in Prosecco? La pacchia è finita, hanno detto Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, e Stefano Zanette, presidente del Consorzio prosecco Doc, gelando i numerosi viticoltori ancora fiduciosi di poter sfruttare questo “trucco”. Chi pianta Glera, in altre parole, lo fa a proprio rischio e pericolo.
Zaia e Zanette hanno parlato davanti alla platea dei soci della Cantina di Mareno di Piave che ieri festeggiavano i primi 50 anni, alla presenza del presidente Renzo Zava, della consigliera regionale Sonia Brescancin e del presidente delle ‘Città del vino, Floriano Zambon. Cresce, oggi, la tendenza a sostituire i vecchi vigneti in nuovi di Glera, la base del Prosecco, sperando poi di entrare nel mercato delle ‘bollicine’, Doc o Docg.
Altro che biodiversità, il pericolo è quello di una monocoltura che alla prima crisi potrebbe scoppiare come una ‘bolla’. Chi pianta Glera, invece, è stato fino ad oggi convinto di ricevere prima o poi l’autorizzazione per il Prosecco o, nella peggiore delle ipotesi, a spumantizzare questo vino.
Zaia e Zanette sono preoccupati. «Scordatevi che io vi trasformi il Glera in Prosecco» ha detto il governatore rivolto ai vignaioli che affollava la cantina "io non firmerò nessun decreto in tal senso. Perché oggi – ha spiegato il presidente - abbiamo circa 7 mila ettari di piante Glera che non danno vita al vino Prosecco ma producono, appunto, Glera". "Ce le abbiamo già, queste piante", ha insistito Zaia, non ne servono altre. È vero, ogni anno i mercati richiedono un incremento di 1200 ettari di vino Prosecco.
Quindi la domanda ci sarebbe. Ma temendo, appunto, la monocoltura del pregiato vino, arrivato ai 540 milioni di bottiglie l’anno, tra Doc e Docg, Zaia ha subito messo le mani avanti: "Io sono convinto che nuovi vigneti di Prosecco non debbano essere piantati, bisogna invece recuperare i 1200 ettari l’anno all’interno dei 7mila di Glera, che sono già in produzione. Vi piaccia o non vi piaccia – ha aggiunto Zaia, sempre rivolto ai produttori - io non posso firmare un decreto che autorizza nuovi impianti".
La reazione dei presenti è stata di sorpresa. Non certo da parte di Zanette e dello stesso vertice della Cantina di Mareno, perfettamente consapevoli del futuro che attende questo mondo. Ma Zaia ha voluto essere ancora più chiaro: "Tutti coloro che da oggi in poi piantano Glera sappiano che questi vigneti non diventeranno mai Proseccco. Ve lo dico perché cerco di curare anche il vostro bene, il vostro futuro". Ma, a questo punto, quali sono le alternative? Che cosa possono coltivare i vignaioli di diverso dal Glera?
"Il Pinot grigio, ad esempio, che sta diventando una nuova Doc, sulla quale tra l’altro stiamo investendo – ha spiegato Zaia - oggi produciamo 3 milioni di ettolitri. E poi il Pinot nero. Si cerchi, insomma, di differenziare". "Ma soprattutto – è stato il monito sia di Zaia che di Zanetti – si insista sulle produzioni bio, che sono il futuro, come dimostra il mercato".

[Articolo pubblicato da La Tribuna di Treviso]

Zaia prosecco

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