Corte di Giustizia Europea: “nel 2013 l’Italia non poteva vietare gli OGM”

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Secondo il diritto Ue, qualora non sia accertato che un prodotto geneticamente modificato possa comportare un grave rischio per la salute umana, degli animali o per l’ambiente, né la Commissione né gli Stati membri hanno la facoltà di adottare misure di emergenza quali il divieto della coltivazione, come fatto dall’Italia nel 2013”. È quanto indicato dalla Corte di giustizia europea nella sentenza emessa lo scorso 13 settembre sul caso di Giorgio Fidenato, l’agricoltore friulano che aveva sfidato i divieti seminando mais OGM nei suoi campi.
Secondo la Corte UE il decreto interministeriale che quattro anni fa aveva proibito in tutta Italia le colture OGM basandosi sul cosiddetto principio di precauzione, non sarebbe legittimo in quanto il principio di precauzione avrebbe dovuto basarsi sull’esistenza certa di un rischio.
Il pronunciamento della Corte rischia però di non avere alcun effetto pratico sulle linee generali adottate dall’Italia. I fatti presi in esame riguardano un periodo compreso tra il 2013 e il 2014. Ma dal 2015 è scattato un nuovo regolamento comunitario che in pratica dà carta bianca in materia di Ogm ai singoli stati, i quali conservano il diritto di vietare i prodotti geneticamente modificati.

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