Voucher finiti, aziende agricole in difficoltà

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Meno operai agricoli nei campi e aziende in affanno. Con le prime raccolte della frutta dell’anno si fanno i conti con la prima stagione senza voucher, aboliti dopo dieci anni dalla loro introduzione. Senza buoni la retribuzione dei rapporti occasionali di lavoro torna ad essere difficoltosa e finisce per danneggiare le categorie deboli, come quelle dei pensionati, dei cassintegrati e dei disoccupati.
«I voucher sono stati uno strumento importantissimo per le prestazioni accessorie in campagna – spiega Piero Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona e frutticoltore -. Esserne privi, in questi giorni di raccolta delle ciliegie e delle fragole, equivale a tornare nel vortice della burocrazia e di costi insostenibili, soprattutto ora che la frutta viene pagata sotto il costo di produzione e le aziende agricole lavorano in perdita. Il risultato è che stiamo impiegando la metà dei braccianti rispetto all’anno scorso, arrangiandoci come possiamo. Ci meravigliamo che la Cgil abbia spinto per togliere uno strumento che è stato importantissimo per regolarizzare le attività stagionali. Se l’obiettivo era quello di eliminare gli abusi, nel caso dell’agricoltura si è fallito in pieno: nei campi si impiegava il 2% dei voucher complessivi, essendo utilizzati in prestazioni meramente occasionali e accessorie, da svolgere nei momenti di maggiore necessità, che non penalizzavano assolutamente il lavoro agricolo subordinato».
I dati dell’Inps riguardanti il Veneto parlano chiaro. Su 16.797.260 voucher riscossi nel 2016, solo 643.597 sono stati quelli del settore agricoltura, penultimo nella classifica dei voucher riscossi, dove svettano il commercio con 2.626.892 buoni, il turismo con 2.489.236, il terziario e servizi con 1.712.577.
Sull’argomento si è espresso il Coordinamento Agrinsieme, che riunisce Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari. Agrinsieme ha sollecitato il Parlamento a intervenire in tempi molto stretti per creare un nuovo strumento normativo che possa essere inserito già nel testo della manovra attualmente in discussione alla Camera dei Deputati. La soluzione del problema non può che essere cercata, secondo le rappresentanze riunite in Agrinsieme, nella creazione di uno strumento ad hoc: l’auspicio è che si arrivi ad un testo di legge specifico sul lavoro accessorio nel settore agricolo, che sia diverso dal lavoro subordinato – inidoneo per sua natura a disciplinare tali situazioni – e che si ispiri ad una massima semplificazione degli adempimenti amministrativi, con costi orari non superiori a quelli del lavoro subordinato.

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