Allarme nuove specie - conferenza stampa Confagricoltura Venezia

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Si è svolta giovedì 15 giugno alle 12.00, nella sede di Confagricoltura Venezia in via Monteverdi a Mestre, una conferenza stampa per fare il punto sulla fauna selvaggia ed i pericolosi squilibri in atto nel nostro ecosistema. Sono intervenuti Giulio Rocca, presidente di Confagricoltura Venezia; Matteo Poja, presidente sezione Vallicoltori; Carlo Marchesi, vallicoltore; Rita Tognon, direttore e Attilio Bellinato, vice direttore Confagricoltura Venezia.

Oggi l'agricoltore è uno dei primi custodi dell'ambiente – afferma Giulio Rocca, presidente di Confagricoltura Venezia. - Molti si definiscono appassionati di ambiente ma non sempre conoscono davvero in profondità i problemi. Noi viviamo all'aria aperta tutta la nostra vita e conosciamo ogni dettaglio dei nostri ecosistemi”.
Nell'area veneziana tra l'altro uno dei modelli pressoché unico al mondo è rappresentato anche dalle valli da pesca dove vengono mantenuti inalterati ecosistemi delicatissimi a protezione anche della biodiversità, come confermano Matteo Poja, presidente dei vallicoltori di Confagricoltura Venezia e Carlo Marchesi, vallicoltore della laguna Nord.
Ora però ci sono sintomi di una situazione che si va aggravando: visto quanto sta accadendo da tempo, ci sentiamo di rompere il silenzio e denunciare fenomeni preoccupanti in atto nel nostro ecosistema veneziano di terra e di laguna”, sottolinea il presidente Rocca. - Siamo in presenza di elementi sui quali vogliamo chiamare ad intervenire gli enti di ricerca e i rappresentanti istituzionali”.
Ma quali sono i fenomeni emergenti che fanno preoccupare?
1) sparizione di specie animali che avevano una presenza consolidata nel nostro territorio
- sparizione degli uccelli cosiddetti comuni: dal passero a pettirossi, rondini e saltimpali, averle e allodole che sono sempre più rari…
2) presenza di specie animali mai viste prima nel nostro territorio
ad esempio:
- Il gambero della Louisiana. Il nome scientifico è Procambarus clarkii e dagli studiosi è conosciuto per caratteristiche particolari: la sua aggressività e voracità: dove arriva fa il vuoto attaccando in branco e divorando tutti gli esseri di cui si nutre. Il gambero killer è scappato e ha iniziato a infestare tutti i corsi d’acqua. Come se non bastasse è portatore sano della “peste del gambero” che falcia tutte le specie di gamberi nostrani. Inoltre scava anche profonde tane che indeboliscono gli argini.
- Una specie africana di uccello: l'ibis sacro
- Si segnala inoltre l'arrivo al Nord d'italia dello scoiattolo grigio americano in grado di fare notevolissimi danni all'ecosistiema. Non solo l’Unione Europea ha inviato tre «raccomandazioni» ufficiali aprendo anche un «case file» contro l’Italia, cioè un severissimo avvertimento. Ma Francia e Svizzera - sebbene per il momento in modo informale - hanno già messo il Bel Paese sull’avviso: «Se troviamo anche un solo esemplare nei nostri boschi, sarà guerra». Diplomatica, s’intende. I cugini d’Oltralpe e gli austeri elvetici si riferiscono al solo apparentemente innocuo, ma in realtà molto temibile scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis) introdotto in Italia negli Anni ’60, che sta invadendo i nostri boschi. Il rischio è che entro qualche anno la sua diffusione porti alla probabile estinzione dello scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), quello che, con la sua enorme coda e le simpatiche zampette usate come mani per mangiare le noci, vive da milioni di anni nelle foreste europee.
- Quest'anno era stato lanciato l'allarme per l'arrivo della temutissima vespa velutina, che si nutre delle api e del miele e quindi rappresenta un vero e proprio incubo per gli apicoltori nostrani, anche se al momento non sono stati finora segnalati attacchi di particolare gravità.
- Dal mese di luglio 2016 lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi è stato segnalato in grandi aggregazioni nelle acque costiere del Golfo di Venezia e della laguna di Venezia. Originaria delle coste atlantiche del continente americano e inoffensiva per l’uomo, la specie è nota dagli anni ’80 per aver letteralmente abbattuto gli stock ittici in Mar Nero. Vettore principale della sua introduzione sembrano essere le acque di zavorra delle navi attraverso le quali dagli anni ’90 ha avuto modo di diffondersi anche in altre aree, compreso il Mediterraneo. Mnemiopsis leidyi ricopre un ruolo importante nella rete trofica predando la componente planctonica, incluse le forme larvali di pesci e altri organismi marini. Questa specie è stata segnalata nell’ambito delle attività di ricerca svolte regolarmente dall’Istituto di Scienze Marine del CNR di Venezia nei siti della Laguna di Venezia e Golfo di Venezia che appartengono alla rete di ricerca ecologica a lungo termine nazionale (LTER Italia).
- Da segnalare anche il cinghiale che è ancora poco presente ma comincia a vedersi sempre più spesso nella nostra provincia ed è uno degli animali selvatici potenzialmente più dannosi per l'agricoltura.
Di recente la Regione Veneto ha previsto interventi di contenimento e controllo numerico del cinghiale in quanto specie dannosa.
3) aumento assolutamente sporporzionato del numero di varie specie animali
- Le oche selvatiche censite a gennaio in Veneto erano 24mila; nella nostra provincia oltre 8mila oche selvatiche censite tra Caorle e Venezia, 15.289 sommando anche le oche lombardelle.
Le oche causano danni ingenti alle colture cerealicole (frumento e mais) in particolare l'oca selvatica (Anser anser) è divenuta stanziale e nidifica nella nostra provincia mentre l'oca lombardella (Anser Albifrons) è presente da novembre a marzo.
- I cormorani vanno aumentando sempre più con effetti pesantissimi su tutta la fauna ittica del nostro territorio e anche sugli allevamenti di pesce e Valli da pesca (un solo esemplare dello stormo è in grado di mangiare 7 etti di pesce al giorno e di ferire tantissimi pesci causando una vera e propria devastazione: sono previsti indennizzi che però non sono sempre adeguati ai danni reali).
A questo proposito Matteo Poja, presidente Vallicoltori di Confagricoltura Venezia, sottolinea che ad oggi i cormorani sono l'unica specie che rischia di compromettere seriamente un'attività umana: la vallicoltura intesa come allevamento estensivo rischia di sparire se non si prendono provvedimenti. “Se si arriva al punto che i vallicoltori non spendono più per seminare il pesce in valle, perchè lo mangiano i cormorani, allora abbiamo perso una battaglia importante - afferma Poja. - E' necessario difendersi e per farlo occorre acquisire conoscenze ed agire in modo coordinato. Ben vengano gli studi, i censimenti e il monitoraggio della specie anche a livello internazionale (i cormorani sono un problema in tutta Europa). Dobbiamo studiare la questione in maniera scientifica e proporre delle soluzioni”.
- Le nutrie che hanno una storia propria perché si tratta di un animale introdotto che poi ha proliferato a dismisura con danni tali da richiedere una normativa regionale specifica per l'abbattimento.
-Altre specie di uccelli come cigni reali e gabbiani reali
- Ed inoltre ghiandaie, gazze, corvi che rappresentano specie di uccelli più adattabili e più resistenti in grado di divorare anche nidi di altre specie causando gravi danni all'ecosistema oltre che danni all'agricoltura: queste specie di uccelli divorano semi, germogli e frutti di ciò che l'agricoltore produce.
Ed infine colombi e colombacci danneggiano gravemente la soia appena seminata cimando le plantule non appena queste fuoriescono dal terreno e rischiado di distuggere in questo modo intere coltivazioni.
Le cause? Cambiamenti climatici, inquinamento ed altri fattori che vanno indagati. Occorre un monitoraggio continuo attuato da una task force che includa anche gli agricoltori
Spesso gli enti preposti non ascoltano l'allarme lanciato da chi conosce profondamente l'ecosistema perché ci vive e ci lavora – continua il presidente Rocca. - Molti fenomeni potrebbero essere imputati a cambiamenti climatici, inquinamento o altri fattori che vanno indagati con grande attenzione in ogni possibile aspetto. Occorre mettere in opera un monitoraggio continuo e sistematico”.
Non sempre invece le istituzioni riescono ad intervenire tempestivamente. Sarebbe molto importante infatti anche conoscere i dati rilevabili dal Tesserino Regionale a lettura ottica che hanno in dotazione i cacciatori veneti. Questi dati potrebbero contribuire a fornire utili informazioni sulle specie presenti, sul loro numero e la loro varietà.

L'appello di Confagricoltura è chiaro: “Credo sia venuto il tempo - conclude il presidente Rocca – di creare una task force per il monitoraggio e la valutazione dell'evoluzione della fauna selvatica che includa anche gli agricoltori con il loro osservatorio privilegiato e le loro competenze ed esperienze”.

Procambarusclarkii

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